Il 20 luglio si è tenuto l’ incontro annuale con l’Azienda ed il 31 luglio ha avuto luogo un successivo incontro con l’AD, sig.ra Bernardi, ed il Direttore Generale, sig. Miceli. Tali incontri avrebbero dovuto consentirci di fare il punto sulla situazione attuale di UPA e sui possibili scenari futuri della società.
In realtà l’AD ha comunicato che, anche se un riordino complessivo del back office del gruppo (e dunque di UPA) è previsto dal nuovo Piano industriale, manca ancora un progetto definitivo, viste le diverse forme organizzative presenti nelle varie Banche.
Le Organizzazioni Sindacali hanno anzitutto analizzato quello che si presenta come un autentico cambiamento di rotta per UPA. La Società sembra ormai infatti prevalentemente destinata non tanto a gestire il back office contabile ed amministrativo del Gruppo ma, piuttosto, ad efficientare i processi trasferitici dalla Rete in vista di un loro possibile, successivo trasferimento a Bucarest.
Il Sindacato ha anche sottolineato alcuni dati che confermano ed inaspriscono la situazione di incertezza e la sensazione di insicurezza vissute da molti lavoratori:
il costante calo occupazionale in Italia (eravamo 2.264 al 31.12.2004; siamo ora 1.837);
la ulteriore contrazione prevista dal piano di integrazione con HVB (250 lavoratori in meno nel triennio 2006/2008, non si sa tuttora in che misura sovrapponibili agli esuberi già individuati nel precedente piano triennale 2005/2007);
la presenza molto rilevante di lavoratori a somministrazione (gli ex-interinali), la cui percentuale ha ormai superato ogni ragionevole limite. Mentre l’Azienda ripete di volerne limitare il numero, noi ne abbiamo ancora una volta chiesto la definitiva assunzione: la loro presenza infatti risponde da tempo non alla necessità di far fronte a picchi transitori di lavoro, ma ad una esigenza strutturale di UPA.
A questi dati oggettivi abbiamo fatto seguire ulteriori riflessioni sui possibili, futuri scenari:
il processo di integrazione con HVB e i suoi impatti sul back office di Gruppo. A questo proposito abbiamo chiesto di conoscere, nell’immediato, almeno le ricadute sulla PU Estero/Finanza di UPA, a seguito del processo di integrazione di UBM con le corrispondenti società di investment banking di HVB e di Bank Austria in una nuova Divisione (MIB con sede a Monaco);
l’esito dei lavori dei quattro cantieri da tempo attivati per individuare ulteriori processi da trasferire a Bucarest: un cantiere sui controlli contabili ed il ciclo passivo (Treviso e Trieste); un secondo sui titoli di banca collocatrice (Verona); un terzo sui finanziamenti (Perugia); l’ultimo sull’Estero (Torino e Cologno);
il futuro del polo Upa a Praga;
la mancanza di reciprocità nello scambio di lavori tra Italia e gli altri Paesi europei;
la grande imprecisione e vaghezza dei dati, presenti sul portale, relativi alle attività in entrata dalle Reti.
Su questo complesso di problematiche la Direzione ha fornito alcune prime risposte limitandosi, però, per taluni aspetti, a fornire indicazioni ancora molto generiche:
il processo di integrazione con HVB si presenta estremamente complesso perché contraddistinto da differenti legislazioni societarie, diverse culture industriali, diverse forme organizzative;
per quanto riguarda Praga, il presidio di back office delle due banche del Gruppo (Zivnostenska ed HVB Czech Republic) verrà affidata alla pre-esistente società BTS, controllata da Bank Austria, con la rinuncia alla costituzione di un autonomo polo di UPA;
per UPA Italia si potrebbe attuare reciprocità solo tra Paesi con equivalente costo del lavoro (Germania ed Austria);
il polo di Bucarest, a seguito dell’acquisizione di lavoro proveniente da altre Società estere del Gruppo, è destinato a crescere ben oltre le primitive 500 unità rivenienti dal trasferimento di lavoro italiano. A fronte del sostanziale blocco delle assunzioni in Italia e degli esodi incentivati dal precedente Piano triennale, Bucarest si avvia così a diventare il secondo Polo di UPA, se non addirittura il primo, in termini numerici.
Su quest’ultimo punto, il più importante, l’azienda afferma che non esisterebbero motivi di preoccupazione sul fronte occupazionale perché, oltre ai cantieri attivati per trasferire lavoro a Bucarest, altri sono all’opera per recuperare lavoro dalle società commerciali.
Come si vede diverse sono, tra Sindacato ed Azienda, le posizioni di partenza, differenti le analisi, distinte le sensibilità.
Nessuno potrà mai cancellare la realtà della perdita di professionalità, di posti di lavoro e di indebolimento strutturale che la vicenda 2S ha rappresentato per UPA Italia.
Non viene meno il timore che operazioni analoghe possano essere ripetute, col rischio che ci si voglia “disfare”di quote rilevanti di personale tramite la cessione di parti della Società
Allo stesso modo, le dinamiche messe in atto dalla costituzione del polo di Bucarest, la continua emorragia di lavoro in uscita dall’Italia, il senso di timore e di provvisorietà instaurati, la perdita di punti sicuri di riferimento e di certezze, il calo del numero dei lavoratori costituiscono elementi di costante preoccupazione.
Di sicuro non è accettabile che l’elemento predominate nel delineare i nuovi assetti organizzativi del back office sia dato dalla mera analisi del costo del lavoro e dalla logica della sua riduzione.
La nostra richiesta è, ancora una volta: si riaffermi nei fatti e non solo nelle parole, a partire dal nuovo Piano Industriale, ancora appena abbozzato e nebuloso, la centralità strategica di UPA Italia.
Se, come talora l’Azienda afferma, tra qualche anno diminuisse in maniera rilevante il peso del back office in UPA Italia, mantenendosi prevalentemente funzioni di consulenza e di formazione, richiediamo sin d’ora che si predispongano, con il Sindacato, progetti e piani condivisi perché non siano ancora una volta sempre e solo i lavoratori a pagare le possibili ricadute negative.