Verità e Bugie – La Riportafogliazione dello Small Business

Il 2006 è iniziato, in UniCredit Banca, con la seconda operazione di “riportafogliazione”degli ultimi due anni: se nel gennaio 2005 era toccato al segmento Personal Banking, quest’anno sono stati rivisti i “Portafogli” dei Consulenti Piccole Imprese.
Ed anche quest’anno l’operazione è stata tutt’altro che indolore, sia per chi lavora nei Centri Imprese che per chi presta la propria opera negli Sportelli.
Il trasferimento delle relazioni dai Centri Piccole Imprese, la redistribuzione del resto dei Portafogli tra i rimanenti Consulenti, la diminuzione del numero complessivo di questi ultimi di 158 unità, secondo i dati fornitici all’inizio dell’anno dall’azienda (ma in alcune Direzioni Territoriali il numero effettivo ha superato anche del 20% le cifre illustrate dalla D.G.), hanno portato almeno due ordini di conseguenze:
nelle Agenzie, il carico di lavoro che è stato rovesciato sul DDA, e di conseguenza anche su tutto lo Sportello, appare notevole ma sopratutto si è scontrato con le carenza formative che spesso, per il percorso professionale di chi ricopre tale ruolo, rendono più rischioso e più faticoso lo svolgimento di tali nuove mansioni;
all’interno dei Centri Piccole Imprese, si sono verificati i tipici inconvenienti di qualsiasi “riportafogliazione”, accompagnata da una diminuzione del numero dei Consulenti:
disequilibrio dei Portafogli, dal punto di vista della qualità e delle potenzialità di raggiungimento del budget, in molti casi;
aggravio dei carichi di lavoro, sempre e dovunque.
La situazione nei Centri P.I. , inoltre, sconta una serie di ulteriori aggravi che si sono accumulati a partire dal secondo semestre dello scorso anno:
l’adozione di criteri di valutazione dei crediti più restrittivi che portano ad un aggravio della gestione delle pratiche, con più frequenti revisioni delle stesse (spesso del tutto scollegate al reale rischio delle relazioni), una prassi cui si ricorre maggiormente dopo la costituzione in ogni D.T. dei Nuclei Valutazione Crediti;
l’attenzione sempre più accentuata sulla cd. Certezza Legale che, dopo la pessima prova data dall’azienda nell’autunno del 2005, quando improvvisamente la Direzione scoprì che, per beneficiare di alcune previsione di Basilea II, bisognava accertare la correttezza formale delle Garanzie Pignoratizie nel giro di 2 mesi (di cui uno era Agosto, quando notoriamente nessuno è in ferie…), porta ad una puntigliosa ed insistita revisione delle Garanzie Reali ed a interpretazioni capziose da parte dei vertici di UPA Perugia;
il controllo sugli scoperti Extra Fido persistenti da più di 180 giorni, secondo la procedura PAST DUE.
A tutto ciò va aggiunto un inasprimento delle pressioni commerciali, tutte concentrate sulla vendita di Polizze a Premio Ricorrente (uno dei prodotti più a rischio, dal punto di vista della “vendita etica” come ben dimostrano le vicende del 2001/2002 e la riapparizione del loro fantasma la scorsa estate…), comuni anche al Segmento Privati, ma qui in particolare contrasto con tutta l’attenzione sul controllo della qualità di merito del credito, vedi alinea precedenti.
Dopo anni dalla creazione dello Small Business, l’azienda non ha ancora sciolto il nodo del carattere delle attività svolte in tale Segmento, in cui si richiedono alle Figure Professionali presenti contemporaneamente
attività e capacità commerciali
professionalità e rigore nell’erogazione dei Fidi.
Anzi, si aggrava con progressione geometrica nel tempo il carico di lavoro e le responsabilità, spesso richiamate dalle Circolari con toni inopportunamente bruschi e non rispettosi della dignità di Lavoratrici e Lavoratori (vedi Certezza Legale del 2005).
A volte si ha l’impressione che questa Banca non abbia ancora deciso se tale Segmento sia strategico od accessorio, cambiando di volta in volta il giudizio in merito a seconda dei risultati reddituali apportati nell’anno precedente, e senza badare troppo alla qualità del servizio offerto alle Piccole e Medie Imprese, che sono un settore vitale per l’economia del Paese.
Noi abbiamo invece ben chiaro quale sia la strada da seguire:
1.adeguato riconoscimento inquadramentale per i Consulenti Piccole Imprese, alla luce dell’incremento di professionalità loro richiesto dai processi legati a Basilea II, e che tenga conto del “pregresso”;
2.aumento del numero degli Assistenti Piccole Imprese, figura che ha visto incrementare le mansioni assegnate ed i carichi di lavoro svolti.
Abbiamo chiaro come, per l’ennesima volta, questa Banca cerchi di “fare le nozze con i fichi secchi” scaricando su Lavoratori e Lavoratrici dei Centri Piccole Imprese la responsabilità di
raggiungere i risultati prefissati – innalzare la qualità del rischio
– incassare i benefici di Basilea II
senza nulla investire, ma anzi praticando un robusto taglio dei costi.
Siamo fortemente critici nei confronti di queste scelte aziendali.
L’azienda forse pensa, attraverso la Carta d’Integrità, la Comunicazione Aziendale sul Portale, i Road Show, le Lettere dei vari Amministratori Delegati, il cambio del Sistema Incentivante, che oggi si chiama META! (per assumere caratteristiche puramente nominali di motivazione delle risorse), di poter recuperare un consenso dei colleghi indipendentemente dalle condizioni reali in cui questi ogni giorno operano e vivono.

Va respinta una strategia che prescinda
da un adeguato riconoscimento economico e normativo, dal miglioramento delle condizioni di lavoro, da una politica commerciale rispettosa della dignità delle persone e non coercitiva, da una comprensione delle esigenze di Lavoratori e Lavoratrici, da un confronto aperto e costante con il Sindacato che li rappresenta.
Ma qui anche la risposta venuta dalla massiccia adesione allo sciopero del 17 Febbraio risuona come una conferma che questa politica aziendale è destinata al fallimento

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