E se loro ci chiedessero: mamma, papà cosa ne pensate del vostro lavoro?

“BIMBO IN BANCA: un disegno per aiutare bambine/i in difficolta’
Come vedi il lavoro di mamma e papà? Chiediamolo alle nostre figlie ed ai nostri figli.”
E se loro ci chiedessero: mamma, papà cosa ne pensate del vostro lavoro?


Educare le bambine ed i bambini alla solidarietà verso i loro coetanei meno fortunati è sicuramente una cosa importante e positiva.
Il modo e le iniziative attraverso le quali questo avviene non sono però secondarie.
Non sono irrilevanti le forme, il linguaggio, il consenso con i quali si costruiscono.
Per quanto riguarda l’iniziativa “ bimbo in banca”, a proposito di forma e di linguaggio si poteva certamente fare di meglio!
L’Azienda infatti ha deciso l’iniziativa e le modalità di svolgimento, poi l’ha comunicata ai/alle dipendenti, con uno stile che
assomiglia molto ad un ordine di servizio; che è ben altra cosa dalla ricerca di condivisione e costruzione di momenti che, nelle intenzioni , dovrebbero servire a rafforzare il legame tra dipendenti ed azienda, aumentare il livello di identificazione e condivisione dei valori aziendali ecc.
Certo l’Azienda può definire i “valori aziendali” che possono essere più o meno condivisi ma non possono essere considerati
universali né possono essere individuati, valutati e poi dettati dall’alto.
Non può esserci un’ottica tutta verticistica che oscilla fra il paternalistico e l’invito che è opportuno rispettare.
Il Gruppo Unicredito ha deciso con questa iniziativa che è importante che le nostri figlie e i nostri figli possano conoscere e visitare il luogo di lavoro dei genitori, dove mamme e papà passano molto del loro tempo.
Per rendere possibile queste visite l’Azienda concede permessi retribuiti alle colleghe e colleghi che ne avessero necessità.
Anche questa possibilità è sicuramente una nobile intenzione.
Ma come si concilia, per esempio, con la frequente domanda
“ma non hai la banca delle ore?” da parte di responsabili ai quali viene chiesto un permesso, magari per andare a parlare con i professori di quei figli/e che nei prossimi giorni avranno il privilegio di visitare i locali delle aziende del Gruppo?
E ancora: numerosi colleghi/e che devono convivere ogni giorno tra
continue pressioni e assillanti richieste di statistiche potrebbero chiedere siamo proprio sicuri che in questo momento per noi genitori questa iniziativa rappresenti una priorità?
Può darsi che se le figlie ed i figli dei dipendenti Unicredito potessero scegliere, chiederebbero maggiore tranquillità e migliori condizioni di lavoro per i loro genitori, così quando essi/e tornano a casa potrebbero avere più disponibilità ed energie da dedicare loro.

Il Gruppo sta investendo molto per costruire un’Azienda che, come dicono ormai molti importanti esponenti aziendali, è capace anche di andare “alla ricerca dell’anima dell’impresa”, perché non è solo il ROE che dà valore all’azienda.
Siamo perfettamente d’accordo.
Ma cosa veramente arricchisce questa Azienda, quali sono i valori sui quali creare appartenenza ed identità, chi li definisce, chi sceglie le priorità?
Non possono certo scaturire dalle riflessioni di alcuni e poi fatti arrivare alle migliaia di dipendenti che sono la grande ricchezza (l’anima) di questo Gruppo, come se questi fossero soggetti passivi e non attori di tale ricerca.
Il rischio è che alcune iniziative sfiorino la retorica anziché essere momento di riflessione e sensibilizzazione.

Nel Gruppo, come ci dice il nuovo bilancio appena approvato, il
personale italiano ed estero è composto per il 54% da lavoratrici. E’ un dato rilevante
In Italia
le donne in Unicredito sono tantissime e tantissimi i problemi che esse affrontano ogni giorno, per conciliare la loro attività lavorativa con la gestione del lavoro di cura.


E’alle loro necessità e a quelle dei padri che vorremmo si desse più importanza, che si sperimentassero
“buone prassi” condivise in materia per esempio di orari, di ulteriori concessioni di part time a quelle centinaia di colleghe che aspettano da mesi e per le quali occorre insieme cercare e trovare delle soluzioni.
Sono solo alcune delle domande che non da oggi poniamo e
non certo con l’intenzione di boicottare un’iniziativa ma per dire a questa Azienda che le lavoratrici ed i lavoratori e le Organizzazioni sindacali che li rappresentano (i dati di bilancio indicano un tasso di sindacalizzazione di oltre il 71%) sono maturi per affrontare insieme problemi quali la responsabilità sociale, che non sfuggono a tematiche nuove e complesse.
L’abbiamo detto in molte occasioni, lo diciamo oggi, traendo spunto da riflessioni che molte colleghe e colleghi stanno facendo su questa iniziativa.
Noi siamo pronti. E l’Azienda?

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