In data 16 maggio u.s. è stato sottoscritto un accordo tra le scriventi OO.SS e l’azienda che riguarda tutti gli iscritti alla sezione a Prestazione Definita del Fondo Pensione per il Personale della Banca di Roma (attivi, pensionati, esodati e differiti).
La sottoscrizione del suddetto accordo si è resa necessaria, alla luce dell’andamento economico del Fondo stesso e con l’intento principale di salvaguardare gli obiettivi istituzionalmente previsti: su tutti, la pensione integrativa per i Partecipanti.
La situazione del Fondo, riscontrabile dalla pubblicazione annuale dei bilanci e in particolare, il resoconto sul bilancio tecnico attuariale (www.fondopensionebdr.it), peraltro già rappresentati più volte in occasione delle assemblee per l’approvazione del bilancio annuale, era ormai non più economicamente sostenibile.
In un simile contesto, si sono inseriti, negli ultimi anni, sia interventi legislativi che una pesantissima crisi economica, tali da aver creato e acuito lo squilibrio del bilancio tecnico attuariale (con tale terminologia si indica la consistenza economica calcolata dall’attuario per far si che ci siano i fondi affinché anche l’ultimo avente diritto percepisca l’assegno previdenziale).
Non da ultimo, il Consiglio di Amministrazione del Fondo, entro il 30 giugno p.v., dovrà obbligatoriamente presentare al vaglio della Commissione di Vigilanza dei Fondi, un Piano strutturale di riequilibrio tecnico attuariale correlato all’accordo sottoscritto, pena iniziative unilaterali della stessa COVIP con il rischio, pressoché certo, di un COMMISSARIAMENTO del Fondo medesimo.
Le cause del rilevante squilibrio possono essere sintetizzate nelle seguenti motivazioni:
– dal 31 dicembre 1997 la gestione a Prestazione Definita del Fondo BdR risulta ormai “chiusa”, non essendo più alimentata da nuovi ingressi;
– il perdurare della crisi economica degli ultimi anni, non ha consentito al CdA del Fondo, il raggiungimento del pareggio di bilancio preventivato nel 2010, con il Piano c.d. ALM (Asset Liability Management) sottoposto all’approvazione della COVIP, finalizzato ad ottimizzare progressivamente la gestione delle risorse patrimoniali e, quindi, di realizzare un tasso di redditività, adeguato alle concomitanti necessità di ripristino dell’equilibrio economico e della stabilità del Fondo;
– nel prosieguo, pur se gli esiti della gestione mobiliare sono risultati oculati e coerenti con l’obiettivo perseguito (grazie anche all’efficace attività svolta dagli Organismi Istituzionali del Fondo), la gestione immobiliare, a causa delle persistenti specifiche difficoltà del correlato mercato nonché dagli aggravi derivanti dalla nuova imposizione fiscale, non ha traguardato le indispensabili valorizzazioni: ciò incidendo sulla positiva realizzazione del Piano sopra citato;
– inoltre, una quota di responsabilità dello squilibrio in parola, va anche attribuita ai pensionamenti anticipati (legati alla riduzione dei costi nei Piani Industriali), pur se per quanto attiene agli esodi è da considerare che dal 2007, per tutti coloro che sarebbero transitati nel Fondo Esuberi, è stata costantemente prevista negli accordi, la possibilità (per il collega) di rimanere iscritto e, in capo all’azienda, l’obbligo a riconoscere il contributo economico in entrambe le Sezioni (a Prestazione ed a Contribuzione).
– Infine l’emanazione del Decreto Ministeriale nr.259/2012 (G.U. 19 febbraio 2013 n. 42) ha introdotto nel “Regolamento per i Fondi Pensione” l’obbligo di accantonare il 4% del patrimonio, per attività supplementari rispetto alle riserve tecniche, secondo un piano diluito su 10 anni da comunicare alla COVIP entro il 30 giugno 2014.
Tuttavia, nonostante le diverse misure individuate, l’oculata gestione del Fondo e i benefici rivenienti dalla “riforma Fornero”, i bilanci tecnico attuariali, relativi al biennio 2012-2013, hanno ancora evidenziato un progressivo e strutturale deterioramento della situazione di squilibrio esistente (221,1 milioni al 31 dicembre 2013).
I ripetuti incontri tra le Fonti Istitutive, in sede di Commissione Tecnica, degli ultimi anni proprio sul Fondo BdR, sono la dimostrazione della gravità della situazione ma anche della presa di coscienza che occorrevano misure condivise, alla luce di un confronto che veniva fondato, anzitutto, sui dati forniti annualmente dall’attuario, i quali segnalavano la messa in discussione della tenuta economica del Fondo.
Lo scenario nazionale di tutti i Fondi a Prestazione Definita appariva e appare, ormai, identico: fondi chiusi, attivi che diminuiscono e pensionati che aumentano.
Di fronte a questa situazione generale, il Legislatore ha ritenuto opportuno intervenire attribuendo alle Fonti Istitutive la possibilità d’intervento per il riequilibrio economico dei Fondi con l’emanazione del Decreto Legge nr.76/2013 (convertito nella Legge 9 agosto 2013 nr.99, pubblicata in G.U. 22 agosto 2013 nr.196).
Lo stesso prevede, al punto 2 dell’art.10 in ordine alle “disposizioni in materia di politiche previdenziali e sociali“, la modifica dell’articolo 7-bis del Decreto Legislativo 5 dicembre 2005, n.252, e, in particolare, dopo il comma 2, l’aggiunta del comma 2bis che recita testualmente «Qualora i fondi pensione di cui al comma 1 che procedono alla erogazione diretta delle rendite non dispongano di mezzi patrimoniali adeguati in relazione al complesso degli impegni finanziari esistenti, le fonti istitutive possono rideterminare la disciplina, oltre che del finanziamento, delle prestazioni, con riferimento sia alle rendite in corso di pagamento sia a quelle future».
Nei diversi incontri della Commissione Tecnica sulla Previdenza sono state valutate le ultime indicazioni relative all’anno 2013, fornite dallo Studio attuariale Orrù & Associati che hanno dimostrato l’impossibilità, allo stato attuale, di mantenere in equilibrio economico il Fondo e quindi, di riuscire a rispettare le direttive della COVIP.
In parole più esplicite: il Fondo, pur avendo la necessaria liquidità per pagare le prestazioni agli attuali e futuri pensionati per il breve e medio periodo, non ha, invece, la copertura necessaria per garantire che anche l’ultimo degli aventi diritto percepisca l’integrazione alla pensione INPS.
Ecco perché, le scriventi organizzazioni sindacali hanno ritenuto necessario, nell’esercizio delle funzioni ad esse demandate dal comma 2-bis dell’art. 7-bis del D.Lgs 252/05, di sottoscrivere l’accordo del 16 maggio 2014, con l’obiettivo di assicurare a TUTTI gli iscritti (attivi, pensionati, esodati e differiti) l’assegno vitalizio di previdenza del Fondo BdR riconosciuto, una volta raggiunti i requisiti pensionistici.
L’accordo richiamato prevede che annualmente il CdA del Fondo possa intervenire sull’adeguamento della prestazione per tutti gli iscritti al Fondo, sulla base delle risultanze positive o negative del raffronto, anno su anno, tra il rendimento della gestione del patrimonio del Fondo, necessario per il mantenimento in equilibrio dello stesso, e il rendimento effettivamente realizzato.
Queste organizzazioni sindacali, stante le discussioni tecniche svoltesi nei vari incontri, auspicano che la “sospensione” della rivalutazione delle prestazioni, possa essere sufficiente a rimettere in equilibrio tecnico il Fondo; ma questo, lo si potrà verificare solo trascorso un congruo periodo di tempo, comunque non inferiore a un triennio.
Infine, è utile sottolineare che, in calce all’accordo, è stata inserita la clausola che lo collega alla prossima discussione tra le Parti sul Piano Industriale 2015/2018, al fine di ricercare la possibilità (stante la richiesta fatta da queste OO.SS. al tavolo negoziale) di un contributo aziendale, necessario a ripianare gli effetti economici causati dalle uscite previste nel Piano stesso.
Le Segreterie di Coordinamento Gruppo UniCredit Dircredito – Fabi – Fiba/Cisl – Fisac/Cgil – Sinfub – Ugl Credito – UilCA