Carissimi e carissime,
Nei giorni scorsi si è riunito il Direttivo della Fisac/CGIL del Gruppo UniCredito alla presenza del Segretario Generale della Fisac/CGIL Mimmo Moccia e della Segretaria Nazionale della Fisac/CGIL Franca Dellacasa.
Il Direttivo ha approfondito la situazione sindacale del gruppo sulla base di una relazione della Segreteria di gruppo (che qui sintetizziamo) che ha preso in esame tutto le problematiche e le difficoltà del momento, nonchè le iniziative che sono state messe in campo dalla Fisac e dal Sindacato per affrontarle attraverso i numerosi accordi sindacali realizzati nei mesi scorsi.
L’economia di tutto il mondo vive una fase di profonda crisi che sta generando milioni di discoccupati e una forte caduta del reddito dei lavoratori e delle lavoratrici e in generale delle fasce di popolazione con redditi medio/bassi. Nessuno sa quando l’economia potrà riprendersi e comunque questo non avverrà nel breve periodo.
In tutto il mondo occidentale i Governi hanno reagito in maniera consistente alla crisi con interventi a sostegno dell’economia e dei redditi dei cittadini. Ciò è avvenuto soltanto in minima parte in Italia dove il Governo si è invece profuso in reiterati annunci ai quali non sono seguiti interventi conseguenti. La Confidustria, da parte sua, non fa che richiedere continui sgravi fiscali. La verità è che imprese, lavoratori e lavoratrici sono lasciati da soli di fronte al peggiorare della situazione economica. Aumentano Cassa Integrazione e disoccupazione e chi paga maggiormente il prezzo di questa situazione sono i giovani sempre più confinati in un precariato che ha come unico sbocco la disoccupazione. Servirebbero ben altri interventi a sostegno delle imprese, del reddito dei lavoratori dipendenti e dei consumi, che rappresentano gran parte del PIL di tutti i Paesi europei. Quelli richiesti da tempo dalla CGIL. Ma il Governo si limita spargere ottimismo in attesa che passi “a nuttata”, magari attraverso una ripresa delle esportazioni.
Anche il settore creditizio è colpito dalla crisi. Le banche italiane hanno retto bene alla crisi dei titoli tossici e in Italia non abbiamo visto i salvataggi, a spese dei contribuenti, che si sono realizzati in altri paesi. Ora però le banche italiane sono pienamente investite dal calo delle attività tradizionali, più legate al ciclo economico e, inoltre, subiscono una grave crisi di fiducia da parte dei risparmiatori a causa del le politiche “predatorie” attuate negli anni scorsi. Si riduce il margine d’interesse per la caduta dei tassi e della domanda di credito, calano le commissioni sui prodotti finanziari visto che i risparmiatori chiedono sempre di più prodotti semplici e sicuri, aumentano le necessità di effettuare accantonamenti e rettifiche sui crediti concessi a famiglie e imprese sempre più in difficoltà a far fronte ai loro impegni finanziari. In questa situazione tutte le banche hanno difficoltà a fare progetti a medio e lunga scadenza e l’unico intervento che viene messo in atto è il costante taglio dei costi.
UniCredito è colpito anche esso dall’attuale crisi. L’utile netto del gruppo è sceso di circa il 40% nel 2008 e scenderà ancora nel corso di quest’anno. Le attività italiane, in questa fase, sembrano quelle che presentano maggiori difficoltà per la loro caratteristica di essere molto legate all’andamento dell’economia del Paese. Il Gruppo, come le altre banche, allo stato non ha messo in campo un nuovo piano industriale per far fronte alla presente situazione le cui conseguenze si aggiungono alle difficoltà dovute alla fusione con il gruppo Capitalia. Si aspetta evidentemente una stabilizzazione dell’economia e dei mercati finanziari e una congiuntura economica migliore dell’attuale.
Alla caduta dei ricavi si cerca di far fronte con il taglio dei costi e con una serie di ristrutturazioni, che colpiscono in particolare tutte le attività di back office e a volte con progetti in contraddizione tra di loro, per portare più efficienza e contenimento degli organici.
Per quanto riguarda il taglio dei costi, anche su richiesta del CAE e del Sindacato, si è proceduto all’eliminazione dei bonus per gran parte del management, alla riduzione del salario variabile in alcune fasce di attività particolarmente colpite dalla crisi, alla riduzione delle spese per consulenze, pubblicità, conventions, auto ai dirigenti, trasferte ecc. Anche il premio aziendale 2008 per i dirigenti è stato fortemente ridotto. Ciò non è avvenuto per aree professionali e quadri direttivi che hanno potuto invece godere dei buoni accordi sindacali in materia siglati negli anni scorsi.
Le ristrutturazioni in corso seguono quelle previste dalla fusione con Capitalia (es. riduzione di 400 sportelli già realizzata per un buon 50%, costituzione del principale polo di UCBP su Roma) a cui si sono aggiunte le ristrutturazioni in corso nel MIB, in Pioneer, in Ucifin, tutte attività colpite pesantemente dalla crisi. Altre ristrutturazioni sono in programma e riguardano UCBP dove l’azienda ha in programma di chiudere alcuni poli del nord per concentrare l’attività su Roma, la Banca Corporate e UMCC dove siamo ancora in attesa di conoscere nel dettaglio i piani aziendali e, infine, la costituzione di società consortili a seguito della nuova normativa sull’IVA di gruppo, di cui stiamo approfondendo vari aspetti. Più in generale, in questa fase, le attività delle società di servizi e prodotto vengono concentrate sui poli principali (Banca Multicanale e Ucifin a Milano, UCBP a Roma, GEMO a Palermo, gli SSC di personale e contabilità a Milano e Roma)
Le uscite volontarie di personale concordate con il sindacato nei mesi scorsi hanno determinato una situazione di squilibrio vista la consistente adesione nelle reti e nelle piazze “fredde” e la più contenuta adesione nei back office e sulle piazze “calde”, dove si concentravano il maggior numero di esuberi rivenienti dalla fusione con Capitalia.
E’ chiaro che questa situazione ha provocato e provoca grandi sofferenze tra i colleghi e le colleghe. Nella rete siamo in presenza di carenze di personale e sovente le agenzie si chiudono “per cause di servizio” mentre nelle piazze calde i/le colleghi/e sono costretti a cambiare, a volte in maniera repentina, il loro lavoro, a passare da una società all’altra del gruppo, disperdendo così professionalità e competenze accumulate in anni di lavoro. A ciò si aggiunge che nei mesi scorsi la gran parte di colleghi e colleghe giovani, assunti con contratti temporanei, è stata lasciata a casa.
A questa difficile situazione, che l’azienda voleva risolvere trasferendo d’iniziativa il personale in esubero dalle piazze”calde” verso la rete delle piazze “fredde”, abbiamo risposto come sindacato con decine di accordi sindacali che hanno respinto la pretesa aziendale, tutelato l’occupazione sul territorio con la costituzione di poli di attività decentrati, promosso esodi volontari e incentivati, evitato la mobilità territoriale, assicurato volontarietà e percorsi formativi e di riqualificazione ai colleghi in mobilità professionale infragruppo, previsto assunzioni e stabilizzazioni di contratti precari, armonizzato i trattamenti economici e normativi nel gruppo. Tutti questi accordi sono stati segnati dalla volontarietà sia nelle uscite dal gruppo che nella mobilità infragruppo individuale. Con l’ultimo importante accordo del dicembre scorso abbiamo concordato 400 nuove assunzioni nella rete delle “piazze fredde” di cui una parte già realizzati, l’accoglimento delle domande di trasferimento verso la rete da parte dei colleghi e la costituzione di nuovi poli di attività sulle piazze “calde” che sono o già costituiti o in via di costituzione. Tuttavia ci sono forti ritardi nell’applicazione di questo accordo da parte dell’azienda, ritardi a cui si sono aggiunte le ristrutturazioni di questi ultimi mesi. Tutto ciò ha provocato un aggravamento della situazione e una crescita delle incertezze e delle sofferenze tra i lavoratori e le lavoratrici. La Fisac e il sindacato del gruppo ne sono consapevoli, saranno vicini ai colleghi e alle colleghe e insieme a loro daranno le risposte che saranno necessarie. Già nelle situazioni di maggiore difficoltà i lavoratori e lavoratrici hanno realizzato iniziative di sciopero con il pieno sostegno delle organizzazioni sindacali.
Il sindacato di gruppo si è assunto nel corso di questi anni grandi responsabilità a vantaggio dei colleghi ma anche della ristrutturazione dell’azienda, le trattative sulle ristrutturazioni suddette sono in corso anche in questi giorni, ma la situazione è in aggravamento. Noi vogliamo continuare a gestire le problematiche del gruppo con le modalità che abbiamo finora seguito. Lasciare a casa i ragazzi e le ragazze con contratti precari non può essere certo la soluzione. L’azienda deve essere più chiara nei propri progetti e anche l’Abi deve assumersi le proprie responsabilità visto che la crisi è di settore e la soluzione non può essere, come in quella associazione qualcuno pensa, il taglio dei salario dei dipendenti. I lavoratori bancari, sia detto per inciso, non si sono mai arrichiti negli anni scorsi a differenza del management delle banche.
Pesanti ristrutturazioni, come la costituzione di un’unica banca retail, sembrano al momento escluse, tuttavia l’azienda ha in corso un esame attento di quali sono le attività da sviluppare in futuro e quali sono i dimensionamenti di organico necessari, tenendo conto che nei prossimi mesi un consistente numero di colleghi/e uscirà dalla banca per effetto degli accordi sottoscritti nel 2008 e nel 2007.
Non sappiamo se questo lavoro avrà uno sbocco e in quali tempi. Ma il sindacato non può essere messo di fronte a continue ristrutturazioni, a volte anche contradditorie, senza una visione complessiva del progetto aziendale e che provocano incertezze e sofferenze tra i colleghi sempre meno gestibili. Siamo convinti che questa fase può essere superata. L’azienda ha le risorse umane, economiche, professionali, manageriali per farlo. Bisogna metterle in campo in tempi brevi.
Milano luglio 2009
La Segreteria di gruppo Fisac/CGIL
UnicCredit Group.