Qualche settimana fa durante il “tour” che le OO.SS. e l’Azienda hanno fatto nelle tre Direzioni Commerciali, la Fisac Cgil ha sottolineato la necessità di gestire la difficile ed articolata fase della riorganizzazione e della correlata ricollocazione delle risorse secondo criteri che tenessero conto della storia professionale e lavorativa dei dipendenti interessati, delle loro eventuali conclamate situazioni di disagio personale, delle aspettative di crescita professionale che taluni avrebbero potuto manifestare.
A tal proposito e per tali finalità è stato individuato, come strumento propedeutico e necessario ad una gestione non “verticistica”, il colloquio preventivo, finalizzato, ove possibile, alla ricerca della condivisione delle scelte da effettuare.
Criteri e modalità questi, si disse, validi ad ogni latitudine e longitudine delle tre Direzioni Commerciali del Banco e per la cui puntuale applicazione la Direzione Personale doveva assumere il ruolo di garante politico, oltre che gestionale.
Registriamo, ad oggi, come nell’avanzare del processo di riorganizzazione quei criteri e quei principi condivisi stanno trovando disomogenea applicazione nelle tre Direzioni Commercial (puntuale e positiva in alcune, fortemente penalizzante in altre).
In qualcuna di esse, in particolare, denunciamo scelte compiute all’insegna della discrezionalità più assoluta, senza alcuna logica organizzativa ed eludendo la ricerca del consenso attraverso il colloquio preventivo.
Accade così che lavoratrici e lavoratori, che da anni si sono misurati con successo sul difficile terreno della competitività di mercato e degli obiettivi commerciali da conseguire, gestendo con ottimi risultati clientela e portafogli, si “scoprono” assegnati a ruoli e mansioni diversi, di minor valenza commerciale e magari di previsto livello inquadramentale inferiore.
Succede… che la diversa ed unilaterale scelta aziendale la si apprenda “casualmente” dal portale o perché magari, arrivando in ufficio, si trovi al proprio posto di lavoro il sostituto, di sovente di grado più basso, se non addirittura proveniente da altre e diverse esperienze professionali e lavorative.
Succede… che, scandagliando sul perché di certe scelte, si scopra magari che rappresentano criteri discriminanti di selezione essere per esempio titolari di legge 104, essere in maternità o usufruire dei permessi per allattamento, avere un contratto di lavoro ad orario ridotto, vivere, anche se pur momentaneamente, situazioni di disagio personale o famigliare, avere giustamente rivendicato il riconoscimento di diritti sanciti da contratto o da accordi aziendali, quali inquadramenti, indennità di pendolarismo e/o di trasferimento e chi più ne ha più ne metta.
Accade così… che si sottopongano alla “spintanea” firma di ignari lavoratrici e lavoratori, se non anche con la minaccia …-.” la direzione ci tiene e se non firmi se ne ricorderà al momento opportuno….”- , vessatorie lettere prive, a nostro avviso, di valenza giuridica, dove si fanno diventare i trasferimenti coattivi, trasferimenti a richiesta, dove si acconsente, su base volontaria, al palese ed ingiustificato demansionamento di se stessi, dove si rinuncia al riconoscimento di indennità e di diritti sanciti da leggi e da contratti (altro che rispetto della carta di integrità dei principi e dei valori tanto enfaticamente decantata dal Gruppo!!!).
Accade che …risultino errati ed assolutamente sottodimensionati gli organici, specie quelli dei consulenti e degli assistenti, attribuiti ai CPI, rispetto alla portafoliazione a freddo dei Centri .
Succede che… non esista, in questa travagliata fase di passaggio, alcuna normativa aziendale di riferimento, ancorché transitoria, a cui potersi attenere per una puntuale e corretta attribuzione di compiti, ruoli, poteri delegati, anche in termini di sostituzione in caso di assenza o impedimento di titolari di facoltà deliberative, come dire… piove sul bagnato…
Succede che…. sempre “nella stessa pluridecorata Direzione Commerciale“, circolino liberamente liste, che dovrebbero rimanere riservate, di personale da adibire a determinate mansioni e che le stesse, infarcite di cancellazioni e sostituzioni, vengano costantemente riviste ed aggiornate a discapito degli ignari lavoratori interessati che, né un attimo prima né un momento dopo, vengono messi a conoscenza delle scelte fatte.
Ci chiediamo se questo è forse un nuovo ed innovativo metodo di motivazione delle risorse.
Vogliamo ricordare all’Azienda che l’accordo sottoscritto il 4 dicembre 2008 prevede, tra l’altro, l’utilizzo graduale e non indiscriminato di tutta una serie di strumenti gestionali (volti a garantire i dipendenti coinvolti in cambiamenti) quali:
1)il colloquio preventivo alla eventuale nuova assegnazione;
2)un’offerta di allocazione, rispettosa del grado e della professionalità acquisita, nella realtà lavorativa più immediatamente disponibile, anche se afferente ad un’altra realtà del gruppo;
3)l’allocazione, come ultima ipotesi percorribile, in una posizione lavorativa /inquadramentale, anche di livello più basso, per un breve periodo di tempo, comunque sempre nel rispetto della professionalità acquisita, qualora l’esigenza prevalente del lavoratore sia quella della assoluta “non- mobilità” territoriale.
Tutto ciò, naturalmente ricercando, ove possibile, passo dopo passo, col già menzionato strumento del colloquio preventivo, il consenso del lavoratore.
La Fisac/Cgil, unitamente a tutte le altre OO.SS., è impegnata affinché si faccia un utilizzo corretto degli strumenti gestionali, come individuati nella loro gradualità, al fine di meglio garantire le lavoratrici ed il lavoratori in questa delicata fase di ristrutturazione.
Accade invece che qualcuno, probabilmente sollecitato ed assecondato dal vertice manageriale di Direzione Commerciale stia invece palesemente violando quanto sopra convenuto in una sorta di devastante delirio, fatto di arroganza, scarsa oculatezza gestionale e disconoscimento di qualsiasi intesa.
Vogliamo ricordare ai livelli apicali delle Direzioni Commerciali, nonché a quelli delle pertinenti strutture della Direzione Generale del Banco, garanti aziendali del rispetto di un uso corretto degli strumenti gestionali individuati, che l’impegno politico assunto dai vertici del Gruppo è non solo quello di favorire fluide relazioni industriali decentrate ma anche di un puntuale rispetto delle intese raggiunte, per una serena e non traumatica gestione della attuale fase di riorganizzazione, rimuovendo, se necessario, impedimenti di pregiudizio all’adempimento puntuale di quanto sopra rappresentato.
Occorre da subito correggere a livello aziendale, le storture sopra evidenziate, nonché altre già note da tempo, o altrimenti è forse tempo che i vertici del Gruppo Unicredito diano segni concreti e tangibili del rispetto degli impegni politici assunti.
Palermo 26.01.2009
LA SEGRETERIA DI COORDINAMENTO