La settimana scorsa a Milano è stato presentato alle OO.SS. il Piano Triennale del Gruppo, per la parte che riguarda l’Italia.
La Delegazione Aziendale UniCredit ha tenuto a sottolineare come, pur in uno scenario macro economico caratterizzato da scarsità di liquidità e di fiducia dei mercati finanziari, il gruppo sia stato in grado di disegnare strategie relative ad un arco di tempo così ampio, a fronte di una concorrenza che spesso non riesce a impostare linee guida per il prossimo trimestre.
Il Documento “scommette” su una stabilizzazione in tempi non lunghi delle prospettive economiche, sfruttando il vantaggio competitivo dato dall’essere presente in Paesi (Est Europa) con alte prospettive di crescita e buone riserve di liquidità, dove quindi è ipotizzabile immaginare un forte aumento dei ricavi.
Il Gruppo infatti non intende procedere a rilevanti dismissioni né ad aumenti di capitale per riportare i ratios patrimoniali ai livelli, previsti da Basilea II, ma punta a raggiungere l’obiettivo attraverso la redditività generata da una diversa allocazione del proprio capitale e dalla razionalizzazione della propria struttura.
Da qui la scelta di aumentare attività ed occupazione nell’Est Europa, di tagliare posti di lavoro in quella Occidentale e di concentrarsi sull’attività più tradizionale della Banca, in particolare il Retail.
Da tutto ciò consegue che la riduzione dei costi operativi sarà fortemente concentrata nei mercati “maturi” caratterizzati da tassi di crescita molto bassi, tra cui l’Italia è il Paese con la peggiore situazione economica ed è quindi al mercato domestico e alla Rete che vengono richiesti i maggiori sacrifici.
Il Piano prevede 9.000 esuberi complessivi nell’Europa dell’Ovest di cui 5.900 rivenienti dall’operazione Capitalia nel triennio 2008/2010. Tenuto conto che 1.300 dipendenti sono già usciti nel 2007 il totale degli esuberi in Italia ammonta quindi complessivamente a 7.200 unità. La riduzione occupazionale in Italia si realizzerebbe, secondo l’azienda, attraverso l’accoglimento di tutte le domande di esodo a suo tempo presentate dai colleghi.
Il Piano delinea altresì la possibilità di un sensibile aumento della redditività dovuta all’applicazione del modello organizzativo e distributivo UniCredit alle aziende ex Capitalia.
Non mancano infine le previsioni di spostamenti di ulteriori attività all’estero (Polonia, Romania).
Pur confermando il giudizio positivo sulla solidità del Gruppo e sugli investimenti che saranno realizzati nel Retail, espresso anche dal CAE, abbiamo osservato che:
non possiamo accettare una ulteriore riduzione secca di personale che va oltre le previsioni dell’Accordo 3 Agosto 2007, in un momento in cui tutte le criticità dell’incorporazione si stanno riversando sulle spalle di Lavoratori e Lavoratrici;
l’accoglimento delle 1.850 domande di accesso al Fondo di Solidarietà (eccedenti rispetto alle 3.000 previste dall’accordo del 3 agosto 2007), dovrà essere negoziato tra le Parti e dovrà essere accompagnato da una politica mirata e concordata di assunzioni e di Mobilità Infragruppo, evitando mobilità territoriale e nel rispetto delle volontà dei singoli, che permettano di salvaguardare le condizioni di lavoro di chi rimane;
è necessario mettere in relazione i tempi delle uscite con quelli degli efficientamenti previsti dal Piano;
vanno messe in campo iniziative tempestive che, nell’immediato, pongano rimedio alla situazione creatasi in molte Aziende del Gruppo, laddove si vengono a sommare fortissime pressioni commerciali ad insostenibili carichi e ritmi di lavoro, legati all’intreccio tra carenze di organico e migrazioni informatiche;
non è accettabile l’ulteriore delocalizzazione di attività di Back Office all’Est, in un momento di crisi occupazionale in Italia
è indispensabile, nel momento in cui si definisce un Piano che tiene conto del momento di difficoltà che il Gruppo incontra nel conseguire gli obiettivi di redditività fissati, che si realizzi un’operazione di EQUITÀ: i Lavoratori e le Lavoratrici non possono essere gli unici a subire le conseguenze della situazione, anche gli altri “stakeholders”, Managers ed Azionisti per primi, devono contribuire allo sforzo immaginato e richiesto. Non è possibile che le uniche variabili indipendenti siano l’utile e le retribuzioni del Top Management, mentre a pagare è la componente più debole, i Lavoratori e le Lavoratrici già alle prese con la precaria situazione economica del Paese.
Abbiamo altresì richiesto all’Azienda di avere al più presto illustrato il modello organizzativo delle nuove banche, quanta occupazione sarà destinata alle direzioni centrali e territoriali delle aziende ed il quadro dettagliato delle iniziative di multipolarità in corso al fine di evitare mobilità territoriale nelle piazze dove più forti si registrano sovrapposizioni ovvero ridimensionamenti di attività. L’azienda si è impegnata a fornici questi dati nel corso delle prossime settimane.
In conclusione abbiamo richiamato l’Azienda alla massima attenzione alla trattativa che si aprirà a settembre con le aziende acquirenti sugli sportelli ceduti e sulla necessità che UniCredito svolga un ruolo attivo e propositivo in una trattativa che si presenta di notevole complessità.
A breve inizieranno i confronti con la controparte, e lì valuteremo le risposte che il gruppo fornirà alle nostre osservazioni e richieste.
Milano, 11 luglio 2008
La Delegazione Unitaria di Gruppo