Lo sapevamo e ce lo aspettavamo; non perché siamo indovini, ma perché al di là delle affermazioni degli “impeccabili” venditori di sogni che la Capogruppo ha sguinzagliato sul territorio a magnificare l’efficienza organizzativa della macchina Unicredit, viviamo tra i lavoratori e non ci siamo illusi né tanto meno si sono mai illusi i colleghi.
Per chi, come le lavoratrici ed i lavoratori del Banco, ha subito innumerevoli “merger and acquisition” era tutto prevedibilmente annunciato.
Solo l’AZIENDA fa finta di niente e, in contrasto con le affermazioni di principio circa l’attenzione, l’etica, l’integrità (in questo caso parole prive di significato) non tiene conto delle istanze e del disagio delle “persone”.
Lo spettacolo è un “dejà vu”: la rete è al collasso; afflitta dalla cronica insufficienza di organico, destinata ad esplodere drammaticamente con l’attuazione dal piano esodi, si trova in questo momento a dover contemporaneamente far fronte a tre priorità: le ferie (sacrosante e irrinunciabili), i corsi di formazione (propedeutici alla convergenza) e, dulcis in fundo (ma mica tanto in fundo!), il perseguimento degli obiettivi del 2° semestre (e meno male che la Capogruppo aveva affermato che avrebbe tenuto conto delle difficoltà connesse all’integrazione! ma come si sa, fra il dire e il fare…c’è di mezzo il budget!).
Un processo di integrazione così complesso non può prescindere innanzi tutto dal rispetto per la dignità del lavoro a qualsiasi livello e dalla conoscenza dei problemi.
Appare evidente, invece, la distanza siderale fra chi decide e chi subisce le decisioni; sarebbe opportuno, a beneficio dell’efficienza aziendale e della condizione lavorativa dei colleghi, che per la maggior parte degli “assistenti alla gestione delle risorse” che presiedono questo processo – così come per gli “Area Manager” che si avvalgono dello loro preziosissima collaborazione – fosse previsto un periodo “formativo/ esperienziale” sul campo attraverso una loro temporanea adibizione in uno dei ruoli di filiale, a cominciare da quello di addetto operativo, per passare a quello di gestore e finire con quello di direttore di Filiale (come dire: provare per credere).
Si renderebbero immediatamente conto di quanta professionalità e di quale livello di capacità relazionale sono necessarie per far fronte alle tante quotidiane difficoltà cui vanno incontro le lavoratrici e i lavoratori della “trincea”, costretti a mediare fra una clientela sempre più esigente e un’Azienda che continua a richiedere performance da Rambo.
Purtroppo la nostra controparte datoriale predica in un modo e razzola in un altro: basti pensare all’incoerenza tra quanto comunicato alle OO.SS. in merito alla riallocazione delle colleghe e dei colleghi degli Uffici Provinciali di Tesoreria Enti, per i quali era stata in maniera assolutistica esclusa qualsiasi mobilità territoriale, e quanto in queste ore stanno facendo – con accanto le ancelle del focolare aziendale – gli Area manager, vale a dire prospettare con toni ultimativi, a colleghe e colleghi con ultra decennale anzianità di servizio, il trasferimento in una filiale di provincia senza altra prospettiva se non quella di evitare ulteriori ritorsioni, come dire: bere o affogare.
Questa O.S. che:
da tempo sollecita una dettagliata informativa relativamente al nuovo modello organizzativo riveniente dal processo di integrazione, finora portato avanti con un’ottica da “navigazione a vista” piuttosto che attraverso una seria e rigorosa programmazione;
da sempre denuncia il perdurare dello stato di precarietà e le carenze di organico;
non perde occasione per sottolineare l’insostenibilità delle pressioni commerciali; RITIENE non più procrastinabile l’apertura di un tavolo di confronto aziendale allo scopo di affrontare le succitate criticità e di porre fine a comportamenti dissonanti nella gestione delle Risorse.
Palermo 3.7.2008
LA SEGRETERIA DI COORDINAMENTO