Coraggio d vendere

Ci sono sentimenti e valori che, per definizione e di fatto, non sono in vendita.
Tra questi il
coraggio e lo spirito umanitario.
I Lavoratori di Upa, nel corso di questi anni, hanno più volte dimostrato coraggio.
Il coraggio che si è concretizzato nella dignità e dedizione con cui i Lavoratori hanno affrontato le mille traversie, ristrutturazioni, riconversioni che hanno segnato la storia di questa azienda.
Hanno affrontato con nervi saldi situazioni negative e traumatiche quali, ad esempio, la vendita dell’area Titoli a Societè Generale; in quella occasione hanno saputo, con coraggio e determinazione, lottare e scioperare per ottenere garanzie e tutele per quei Lavoratori che l’azienda aveva deciso di vendere e a cui non voleva riconoscere alcuna garanzia e diritto.
Anche in questi ultimi mesi i Lavoratori hanno dato una ulteriore prova di fermezza e forza d’animo, in un momento in cui, viceversa, nel Gruppo ed in Upa regna l’incertezza e la confusione.
E’ il coraggio che i Lavoratori stanno dimostrando in un momento in cui la fusione con Capitalia ha colorato il futuro di Upa, di quella Upa che fino ad oggi avevamo conosciuto, a tinte fosche: il Polo di Cologno fortemente ridimensionato, gli altri Poli minacciati da una prospettiva di perdita progressiva di attività e professionalità.
E’ il coraggio e la rabbia che i Lavoratori manifestano nel constatare che si stanno pagando, oltre ogni ragionevole limite, le conseguenze di passati e recenti errori, primo tra tutti, per gravità e portata, quello della delocalizzazione in Romania.
Ebbene in questa situazione risulta davvero fuori luogo, paradossale ed incomprensibile richiamare il coraggio e la fierezza del pensiero per sollecitare la risposta alla c.d. “people survey”.
Riteniamo che questo sia un momento da dedicare a dare risposte più che a fare intimazioni; risposte a quelle domande che da tempo i Lavoratori ed il Sindacato hanno posto alla direzione aziendale e continuano a ribadire: certezze sul futuro dei Lavoratori di tutti i Poli, presenza significativa di attività sul Polo di Cologno, garanzie sulla ricollocazione dei Lavoratori che deve essere rispettosa delle loro aspettative, delle loro professionalità e delle loro situazioni personali.
Abbiamo sempre, anche nelle precedenti edizioni, guardato con occhio critico alla “people survey” e soprattutto alle iniziative che da essa scaturivano. Ricordiamo, ad esempio, la creazione dei gruppi del c.d. “filo diretto”: si tratta di una iniziativa da noi giudicata inutile, demagogica e addirittura pericolosa nella sua sovrapposizione al ruolo di rappresentanza reale, tradizionale, democratica, e prevista dalla legislazione costituito dal Sindacato.
Rileviamo addirittura contraddittorio l’atteggiamento aziendale nel momento in cui effettua ai vari livelli e con vari strumenti pressioni sui Lavoratori per sollecitarli alla partecipazione alla “people survey”, quando per sua stessa dichiarazione la partecipazione è assolutamente volontaria oltrechè anonima.
Invitiamo, come sempre, tutti i Lavoratori a segnalarci qualunque pressione che verrà effettuata in tal senso.
Un ultima riflessione sullo spirito umanitario.
Crediamo che sia stata una
scelta ben poco elegante utilizzare quale strumento di incentivazione alla risposta della “people survey” la beneficenza di 1 euro da utilizzare per interventi umanitari.
La solidarietà è, per definizione, un valore non in vendita.

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