Fusione UniCredit – Capitalia: NON TUTTO QUELLO CHE RILUCE…..

L’operazione UniCredit – Capitalia ha raccolto sin da subito giudizi positivi, anche da parte sindacale.
Non possiamo che ribadire tali giudizi, sia per il carattere strategico, che per l’aspetto di ristrutturazione del Settore.
Come Sindacato aziendale abbiamo, sin da subito, rilevato che le linee generali del Piano d’Integrazione rese note scaricano la difesa degli interessi dei diversi stakeholders, in primis gli azionisti, sulle spalle dei LAVORATORI e delle LAVORATRICI, che evidentemente stakeholders non vengono considerati.
La previsione di sinergie per la maggior parte concentrate sui tagli di costo (il 68% del totale) contrasta fortemente con le caratteristiche di fusione tra due Gruppi sani e redditizi, che genererà forti benefici per gli azionisti e forti prebende per il Top Management.
Mancano del tutto invece benefici per i Lavoratori e, ad oggi, per la Clientela, nonché una strategia di appoggio alla Piccola e Media Impresa.
A tutto ciò si aggiunge, nella rete Retail, la novità della sua divisione in 3 distinte aziende.
Qui bisogna essere chiari: la Fisac, come le altre OO.SS. del settore, ha sempre propugnato una politica di spostamento del lavoro laddove sono i Lavoratori, ciò per evitare forti processi di mobilità territoriale, improvvisi e pericolosi impoverimenti occupazionali di singoli Territori, la perdita di centri decisionali. Così come ha sempre ritenuto una scelta valida quella di valorizzare i diversi marchi ed il loro radicamento.
Ma l’operazione che si delinea nulla ha a che vedere con tutto questo: la scelta delle 3 Banche risponde soprattutto ad una logica di mantenimento di 3 Consigli di Amministrazione e deriva da scelte più politiche che rivolte all’efficienza organizzativa.
Il risultato potrebbe essere una minore efficacia commerciale, l’adozione di un modello poco efficiente e poco gestibile. Per questo vigileremo costantemente per evitare che gli eventuali mancati incrementi dei ricavi, che il Management intenderà ottenere per il raggiungimento degli obiettivi assegnati sugli utili, non si traducano in ulteriori disagi e sacrifici per le Lavoratrici ed i Lavoratori.
Questo a maggior ragione in una situazione in cui le reti delle 4 banche (UniCredit Banca, Banca di Roma, Banco di Sicilia e Bipop-Carire) soffrono di una diffusa e cronica carenza di personale che non consente loro di affrontare con serenità l’operatività corrente.
Eppure gli strumenti per attenuare l’impatto occupazionale e limitare la mobilità territoriale sono noti e positivamente sperimentati nel passato: oltre allo spostamento del lavoro dove sono i Lavoratori, come già detto, consistono nella costituzione di Direzioni Territoriali con ampie deleghe operative e commerciali, nella creazione di Centri di Competenza per lo svolgimento di attività accentrate, nell’articolazione decentrata sul territorio delle attività di Direzione Generale.
La soluzione individuata dai due Gruppi, invece, potrebbe portare con sé anche un’ingiustificata differenziazione di condizioni organizzative, di politiche contrattuali e di normative all’interno di quella che comunque è una unica rete commerciale.
Anche per quanto riguarda le società di servizio e di prodotto dovranno essere salvaguardati i livelli occupazionali, rafforzando la politica sin qui seguita di creazione di poli decentrati di attività per evitare fenomeni di mobilità selvaggia.
La Fisac Cgil non condividerà un Piano Industriale che contenga la denuncia di corposi esuberi, che non dia certezze economiche e normative e che non si ponga obiettivi di sviluppo.
Tantomeno accetterà politiche contrattuali difformi e discriminanti nelle 3 banche Retail.
La Fisac Cgil si pone fin d’ora come fattore di Unità di Lavoratori e Lavoratrici, oltreché come agente di tutela dei loro diritti e dell’occupazione.
I Lavoratori/trici di UniCredit e di Capitalia possono contare sulla Fisac/Cgil,come sempre.

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