In due incontri, tenutisi il 24 e il 28 novembre, ci sono state comunicate alcune importanti modifiche alla struttura di UPA Italia: modifiche che suscitano apprensione e sconcerto.
Andiamo con ordine .
L’Help-Desk di 1° livello di UPA Treviso (il vecchio “fiore all’occhiello” della Società, fatto oggetto di encomi e di elogi dal nostro stesso A.D.) trasferirà il proprio lavoro ad UGIS. La ragione sta nel tentativo di realizzare economie di scala (modifica della piattaforma informatica e passaggio ad un unico numero telefonico). I 24 colleghi verranno riconvertiti creando, a Treviso, un “centro di competenza” di Tesoreria ed assorbendo (dopo una redistribuzione del lavoro con Torino) il lavoro dai Poli di Aosta e Vicenza, che verranno pertanto chiusi. Gli 8 colleghi di Aosta e i 19 di Vicenza verranno riconvertiti sul Retail.
L’operazione si presenta positiva per UGIS (che acquisisce lavoro) e per il Retail (che assorbe risorse di cui ha assolutamente bisogno). E’però, per UPA, assai meno positiva.
Infatti:
=> Treviso i colleghi saranno soggetti all’ennesima riconversione professionale. Non è tanto questo che spaventa, ma il fatto che non si riesce mai a capire se queste riconversioni dureranno un anno o un giorno e l’irritazione aumenta di conseguenza
=> Aosta e Vicenza: l’accordo del 21.01.04, che istituiva il passaggio delle Tesorerie in UPA, prevedeva, per Aosta (strategica anche perché collocata in una Regione a Statuto Speciale) un possibile accentramento di lavori su di un altro Polo, ma solo a condizione che i colleghi venissero riallocati presso una struttura di Gruppo della “medesima piazza ovvero in piazze viciniori”. Per Vicenza, invece, una dichiarazione aziendale ne escludeva il possibile accentramento presso altri Poli.
E’ del tutto evidente che le Organizzazioni Sindacali non sottoscrivono accordi, magari anche complessi e difficili, volti alla creazione dei Poli, per vederseli poi sfilare con lettera individuale di trasferimento indirizzata ai singoli lavoratori.
I problemi ci sono e sono tanti: per ragioni anagrafiche, geografiche o professionali, quote anche significative di lavoratori potrebbero non gradire la nuova collocazione. Ad essi vanno garantite tutele: una trattativa deve essere fatta ora come venne fatta allora. Della vicenda abbiamo informato le strutture Sindacali di Gruppo per concordare i percorsi.
Oltretutto, in una riunione tenutasi a Settembre, di fronte alla nostra richiesta di informazioni circa un possibile ridimensionamento dell’attività di Tesoreria di alcuni Poli, la Direzione aveva tenuto una linea che non dava adito a preoccupazioni. Ma ora, a sola distanza di un paio di mesi, due interi Poli verranno cancellati.
E’ poi singolare che – nei vari Poli – siano giacenti, ma non accolte, richieste di trasferimento sulla Rete, avanzate dai lavoratori a vario titolo. Evidentemente, nella scelta su chi trasferire, la “lotta alle diseconomie” (questa è la giustificazione ufficiale dell’operazione su Aosta, Vicenza e Carpi) conta molto di più delle giuste aspettative dei colleghi.
Non basta. C’è una terza novità.
L’Azienda, con il tentativo di ridimensionare alcune voci circolate nei giorni precedenti e relative ad una possibile chiusura del Polo di Carpi, ha oggi affermato che esiste un semplice studio di fattibilità sull’argomento, ma nessuna decisione definitiva (né per il”sì” né per il”no”) è stata ancora assunta. Abbiamo ricordato che il Polo di Carpi venne creato con l’accordo Sindacale del 12.05.04 e che oggi non si può buttarlo alle ortiche, come se niente fosse. Anche in questo caso occorre un tavolo negoziale per affrontare e risolvere tutti i problemi dei lavoratori, senza dare nulla per scontato.
Abbiamo con forza chiesto all’Azienda se queste chiusure si inseriscono in un progetto strategico di contrazione complessiva dei costi e ridimensionamento del numero dei lavoratori, anche attraverso il loro trasferimento sulla Rete, o si tratti piuttosto di un carciofo da sfogliare un po’ alla volta.
L’Azienda è stata, a questo riguardo, piuttosto evasiva, legittimando le nostre preoccupazioni.
Siamo alle solite. Primo: le nuove attività che giungono in UPA Italia ( le ultime più significative sono il cosiddetto “branch one”, cioè il retrosportello del Retail, ed i “mutui post-delibera”) non sembrano bilanciare l’uscita verso la Romania, che anzi prosegue e si intensifica. Secondo: già abbiamo assistito alla dismissione di quasi tutta l’Area dei Titoli con l’operazione “2S”. Terzo: il progetto di riorganizzazione del back office di Unicredit Group a livello europeo secondo linee di business, potrebbe presentare, tra i possibili scenari – come già abbiamo evidenziato – anche quello di un ridimensionamento di UPA Italia. Il quadro è questo.
Ora siamo alla chiusura di Poli e alla cessione di lavorazioni ad UGIS.
L’azienda cerca di mettere i lavoratori di fronte al fatto compiuto.
Deve capire che sta imboccando una strada sbagliata, che non si può continuare a parlare, nelle varie Carte di Integrità, di centralità dei lavoratori e poi praticare strade che indicano il contrario.
Lavoratori e Sindacato l’aiuteranno a capire!