La posizione del Sindacato sugli interinali è nota ed è stata ribadita in numerosi interventi e comunicati. La ricordiamo in poche righe:
=> per la Direzione, gli interinali costituiscono con tutta evidenza la principale leva di flessibilità: l’utilizzo di questa leva in termini così massicci (vedi i recenti esempi di Cologno e Bologna, ma non solo) rischia di ridare fiato ad alcune paure – che speravamo di poter archiviare – sullo stato di salute di UPA;
=> la mancata conferma dei lavoratori interinali è dolorosa sul piano dei rapporti personali, controproducente sotto il profilo della capitalizzazione di professionalità prima acquisite e poi così malamente buttate al vento ed apre spesso problemi di reintegro degli organici per i quali intervenire puntualmente ;
=> vengono bruciati progetti di vita esistenti e, a volte, se ne rende impossibile perfino il pensarli;
=> stridente appare il contrasto tra la privazione del lavoro che gli interinali subiscono e le tante parole sprecate sulla responsabilità sociale di UPA e sulla centralità del lavoro;
=> il Sindacato, pur assolutamente consapevole di quanto segmentato sia oggi il mondo del lavoro e di quanto differenziati siano i bisogni che esso esprime, non può e non vuole essere lo strumento di tutela di una parte dei lavoratori (i dipendenti) contro un’altra parte (i non-dipendenti): la nostra iniziativa ed il nostro impegno nascono da una visione globale delle esigenze, dei bisogni, delle attese presenti nel mondo del lavoro nel suo complesso.
La lettera dei colleghi del Custody esprime, con un taglio evidentemente non-sindacale, una sofferenza reale.
Nella lettera hanno prevalso i sentimenti e ciò può far passare in secondo piano un certo disagio che si avverte di fronte all’uso di uno strumento tanto inusuale rispetto ai canoni della comunicazione e della rappresentanza. Uno strumento che può anche non essere piaciuto, ma rispetto al quale adotteremo tutte le forme di tutela dei lavoratori che dovessero rendersi necessarie, anche perché i toni delle risposte sono sembrati eccessivi.
Quella lettera é per noi uno sforzo aggiuntivo, una sensibilità in più, un impegno ulteriore che si aggiungono a quelli che da tempo stiamo mettendo in campo con alterne fortune. A giornate brutte si sono alternate giornate più serene, ci sono state proroghe e trasformazioni (l’ultimo dato fornitoci a settembre parla della trasformazione di un 55% dei rapporti di lavoro da interinale a tempo determinato, ma i primi dati di quest’anno sembrano peggiori) così come ci sono state interruzioni disposte dall’Azienda di sua iniziativa (il 10%: il dato è sempre quello vecchio di settembre e anche qui sembra esserci qualche peggioramento) o abbandoni spontanei di colleghi che hanno evidentemente pensato di battere altre piste (35%).
Una cosa è certa: si parla tanto dei lavoratori interinali come nostri “figli” (l’età, in fondo, è quella), si pretende che mantengano “entusiasmo ed energia”, si chiede loro di non demotivarsi anche quando vengono messi alla porta.
Sappiamo cogliere le sfide della modernità. Ma non ci piace questa modernità senza tutele, senza diritti, senza garanzie e senza dignità.
E per i nostri figli vorremmo qualcosa di diverso da questo sradicamento senza orizzonti, da questo eterno girovagare fra precarietà ed incertezza.