Lavoratori “upa e getta”?

Con il passare dei giorni si fanno sempre più insistenti le voci di un massiccio fenomeno di mancata proroga dei rapporti di lavoro interinale e di un diffuso rifiuto della trasformazione in tempo determinato (o indeterminato) di quei rapporti interinali che abbiano saturato le possibilità, previste dalla Legge, dei 4 rinnovi per complessivi 24 mesi.
Benché le Organizzazioni Sindacali firmatarie di questo comunicato non possano direttamente rappresentare i lavoratori interinali (che sono dipendenti non di UPA ma delle Agenzie di fornitura), non possiamo non ripetere, ancora una volta, la nostra assoluta contrarietà a questo progetto aziendale. Vogliamo anche ribadire il nostro impegno a far sì che questo fenomeno non assuma le devastanti dimensioni che molti temono e che cercheremo di chiarire in un futuro incontro con la Direzione.
Il nostro intento è certamente motivato, in prima battuta, da un sentimento di solidarietà: ogni lavoratore è portatore di speranze e di progetti di vita la cui improvvisa cancellazione non può che lasciare l’amaro in bocca.
Non è certo un mistero che i lavoratori interinali abbiamo portato, in questa Azienda, uno spirito di freschezza e di novità di cui si sentiva assoluto bisogno; che siano quasi i soli che riescano ancora a sorridere in una Società nella quale la voglia di farlo è passata quasi a tutti; che abbiano conoscenze linguistiche ed informatiche mediamente superiori a quelle dei lavoratori più anziani; che rappresentino insomma un capitale sociale, umano e professionale il cui azzeramento è inconcepibile.
E’ invece un mistero che cosa questi provvedimenti abbiano a che fare con le affermazioni che tante volte abbiamo sentito fare: quelle secondo cui i lavoratori costituirebbero il miglior asset di questa Società; quelle per cui competerebbe ad UPA anche un ruolo di responsabilità sociale ed etica; quelle secondo cui le Aziende dovrebbero rispondere non soltanto agli azionisti ma a tutti i “portatori di interessi” che, con le Aziende entrano in contatto (lavoratori, utenti, territorio…).
Ci sono però anche altre riflessioni che qui conviene cominciare a fare.
Primo. Si dice che questa sia una Società in crescita. Perché una società in crescita lascia tanti giovani a casa? Forse la crescita è assai più incerta di quanto un ottimismo di facciata voglia far credere? Forse le recenti acquisizioni operate dal Gruppo (ad esempio: ING Bank) riverseranno su di noi quote consistenti di “esuberi”? Sia chiaro: nessuno vuole tirarsi indietro rispetto alla tutela dei livelli occupazionali delle Aziende acquisite. Ma, una volta per tutte, ci dicano come stanno davvero le cose e si giochi a carte scoperte.


Secondo. La nostra Azienda presenta livelli medi di anzianità elevati. Con le prossime finestre saranno molti i colleghi che ci lasceranno. E le stravaganti e confusionarie proposte governative stanno già suonando la carica del tutti a casa e si salvi chi può. Si è calcolato quanti saranno gli Uffici ad andare in crisi per il semplice fatto che, in molti, alcuni lavori sono svolti ormai quasi esclusivamente da questi colleghi? E allora? Che Azienda è mai questa che lascia a casa i lavoratori interinali pur sapendo che, oltre che al loro apporto, dovremo presto rinunciare anche a quello dei nuovi-pensionati? Ma insomma: il lavoro c’è o non c’è? Questa Società va bene o va male?
Terzo. Si dice: la verità sta semplicemente nel fatto che gli interinali non prorogati non avrebbero superato i test attitudinali predisposti da Holding. E’ forse arrivato il momento di scoperchiare questo pentolone dei test. Chiediamo: perché è praticamente impossibile, per i lavoratori, conoscere l’esito dei test se non “per vie traverse” e molti mesi dopo? Non è forse giustificato il timore che l’esito dei test venga tenuto nascosto quasi a legittimare a posteriori le motivazioni di un provvedimento che non si riesce a giustificare in altri modi? E ancora: questi test sono uguali per tutte le Società del Gruppo? Ma che senso ha? Non è forse vero che le caratteristiche di un lavoratore destinato alla Rete non sono identiche a quelle di un lavoratore di back office?
Per finire: ma che autonomia è mai quella di UPA se non riesce ad opporsi all’esito dei test predisposti dalla Holding anche in presenza di giudizi assolutamente positivi espressi, sui singoli lavoratori, dai Preposti agli uffici in UPA? Contiamo davvero così poco che, a fronte di un misterioso test, non vale niente un giudizio guadagnato sul campo e dopo mesi di attenta osservazione?
Cercheremo di capire e di chiarire tutti questi aspetti. La Direzione di UPA è disponibile al confronto su questi temi? Lo verificheremo a breve.
Ci preoccupa un’Azienda che brucia così malamente energie, capacità professionali, speranze ed entusiasmi

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